2 Pico pensa alla futura assemblea romana, in cui si discuteranno le sue 900 tesi, e la concepisce come a una sorta di senato, o concilio (cfr. par. 164).
3 Pico stava studiando arabo, con la guida di Flavio Mitridate. Ne parla nella lettera a Corneo (cfr. la nota al testo latino).
4Sull'identità di questo Abdallah sono state fatte varie ipotesi. Cfr. Bori 1997 e Bori, Pluralità delle vie, Milano 2000, 43 s.
5 «Grande miracolo; o Asclepio, è l'uomo, essere animato da adorare e da onorare.» (Ascepio VI, 1-2). Gli scritti ermetici sono attribuiti al dio Thot, in greco Ermete Trismegisto, «tre volte grande», l'inventore della scrittura, fatto corrispondere al romano Mercurio. Sono in greco e il latino e si collocano probabilmente tra il I e il III secolo d.C. Questi scritti furono tenuti in molta considerazione dall'Umanesimo e dal Rinascimento, grazie alla traduzione che del più importante di questi scritti, il Poimandres, fece Marsilio Ficino. Fra questi scritti, in latino, c'è Asclepius (Asclepio, lat. Esculapio, è dio della medicina, e della profezia).
6 Pico si riferisce qui, con atteggiamento critico, alla copiosa letteratura sulla dignità dell'uomo (per esempio Bartolomeo Fazio o Giannozzo Manetti), sul cui sfondo stanno anche autori cristiani antichi, cfr. Garin 1938, e De Lubac 1974. Pico accetta l'idea dell'uomo microcosmo, che raccogliendo in sé tutti gli elementi, è mediatore e interprete di tutte le cose (cfr. parr. 17 e 28; Heptaplus e cfr. anche il testo latino). La centralità è fra l'altro la tesi fondamentale della Teologia platonica di Marsilio Ficino, che colloca l'anima tra la materia e la qualità da un lato, tra le intelligenze angeliche e Dio dall'altro (cfr. Kristeller, 1988, 118-123). Ma Pico pensa che la vocazione della creatura umana non sia nel fruire staticamente della propria centralità ontologica, ma nel dinamismo che le consente di attraversare il mondo delle immagini sino all'assimilazione con l'assoluto, senza immagine.
7 Si noti la successione senso, ragione intelletto che sarà poi ripresa nell'ascensione a tre stadi, sul modello dei tre ordini angelici, Troni, Cherubini, Serafini. La stessa successione in par. 30 s. (e poi anche parr. 39-42), dove però è previsto un ulteriore superamento, il farsi uno con Dio, al di là delle stesse intelligenze angeliche.
8 Con «Persiani», Pico conosceva gli Oracoli caldaici (uno scritto mistico-religioso probabilmente del II secolo, molto importante per Proclo) erano stati da Gemisto Pletone, fonte di Ficino, attribuiti a Zoroastro. Tuttavia qui e altrove,come si vedra più avanti nell'Oratio attinge ad un altra fonte, non facilmente individuabile.
9 Si veda il Salmo 8, 5-8 (vedi la nota al testo latino).
10 Si noti la struttura ternaria (angeli, astri, creature inferiori), ripetuta dopo, par. 11, in senso inverso.
11 Si noti ancora la struttura ternaria (apprezzare, amare, ammirare), ripetuta ancora in parr.14 (archetipi, tesori, seggi), 15 (ordini sommi, medi, infimi), 16 (potestà, sapienza, amore: con riferimento alla Trinità) e ancora 18 (dimora, sembiante, prerogative). Sulla struttura ternaria insiste Bausi 1996, 115, che pensa anche ad una redazione originaria dell'Oratio, centrata su tre «serie anaforiche» .
12 Questo racconto della creazione dipende da due
fonti, quella biblica e quella platonica (Bori, 1997 e Bori, Pluralità delle
vie, Milano 2000, 35 ss.). a) È biblica, Gen 1-2, la sequenza degli atti
creativi che pongono Adamo al centro di una creazione già compiuta, anche se lo
svolgersi del procedimento creativo è diverso da quell'«esamerone». La creazione
qui avviene dall'alto in basso, con una forte insistenza sulla degradazione
ontologica (non così Genesi, per cui le creature sono «buone»): la zona
sopraceleste, gli astri animati, gli animali sulla terra. b) È biblica l'idea di
un discorso di Dio alla nuova creatura, ma i contenuti sono assai diversi: non
la proibizione di accedere all'albero della conoscenza, ma l'invito ad orientare
il desiderio, la conoscenza e l'essere intero verso la meta più alta. c) È
biblico il tema dell'immagine, ma l'uomo in Pico non è creato ad immagine di
Dio, ma è «opus indiscretae imaginis», non ha immagine predefinita (cfr. poco
più avanti «non esse homini suam ullam et nativam imaginem»). d) Ed è biblica
l'idea della sovranità sulla creazione, espressa anche, in Gen. 2, con la
facoltà di attribuire un nome.
Nel racconto pichiano è inoltre presente la
fonte platonica: Timeo 41b (l'uomo è creato per ultimo e come mescolanza
di mortale e immortale), Protagora 321c-d (il mito della creazione di
Epimeteo, creato in condizione di imperfezione e bisogno) e soprattutto
Simposio (interpretato da Ficino nel suo De amore, e dallo stesso
Pico nel Commento nel medesimo 1486). È noto il racconto, secondo cui
Eros fu concepito da Poros (risorsa ) e Penia (povertà) il giorno della nascita
di Afrodite, nel giardino di Zeus. Per questo Eros ha una natura carente,
intermedia tra ignoranza e sapienza e sempre alla ricerca di quest'ultima
(Symp. 203 d-204c). Così sia nel Discorso che nel Simposio
a) troviamo un elogio di qualcuno - Eros, e rispettivamente la creatura umana -
non per la sua attuale dignità, basata solo su stereotipi e luoghi comuni, ma
per le potenzialità di attingere le mete più alte, esplicando le sue capacità;
b) troviamo qualcuno che è in condizione intermedia, né mortale né immortale, né
terreno né celeste; come nel Simposio 203e; c) troviamo qualcuno posto
nel mezzo («medium», metaxù); come Simposio 202d , capace di
attingere, attraverso l'amore della sapienza, le realtà supreme; d) troviamo la
priorità dell'amore, del desiderio, della volontà come sostanza ultima
dell'essere umano, mentre l'elemento intellettuale non è contro, ma
dentro allo sviluppo spirituale, retto dal dinamismo del desiderio (qui
c'è anche un parallelismo tra l'ascesa descritta alla fine dell'intervento di
Diotima e l'uscita dalla caverna in Repubblica VII).
13 Si noti che l'idea di microcosmo è assunta, ma in funzione dinamica: la presenza dei princìpi di ogni essere nell'essere umano gli permette, per così dire, di attraversare verticalmente tutti gli esseri.
14 Lat «indiscretus», gr. adiàkritos cfr. la nota al testo latino. Il passo di Gen 1, 26 viene così apparentemente contraddetto (l'uomo non ha immagine) ma in vista di un'affermazione ancora più rilevante: non ha immagine perché rappresenta Dio che non è rappresentabile, cfr. 31, la «caligo Patris».
15 La centralità umana, cfr. par. 21, non è affermata staticamente, ma è in funzione del dinamismo della libertà.
16 Viene dal Simposio platonico, vedi par.13.
17 Nel senso che Dio è il creatore «normale», «ordinario», cfr. la nota al testo latino.