1 Letteralmente se non rispondessi.

2 nei principi (Garin-Tognon, 31).

3 Letteralmente i quali vivono una vita dalla mediocre fortuna. Ma cfr. Garin-Tognon, 31: in coloro che hanno una qualche fortuna (a mio avviso troppo vago). Per un analogo impiego del termine fortuna, cfr. Pico, Lettera ad Andrea Corneo del 15 ottobre 1486: «Tutti devono agire così, tanto più coloro con cui la fortuna è stata così benevola da poter vivere non solo lautamente e comodamente, ma addirittura splendidamente. Queste grandi fortune portano in alto e sono motivo di esibizione, ma spesso come un cavallo indocile e restio si comportano male e tormentano piuttosto che trasportare».

4 Più letterale è ... in dispregio e disdegno (Garin-Tognon, 31).

5 Cfr. Pico, Lettera ad Andrea Corneo cit.: «Una convinzione perniciosa e mostruosa ha invaso gli animi, secondo cui gli uomini di nobile origine non dovrebbero toccare gli studi filosofici, oppure al massimo dovrebbero assaggiarli solo con la punta delle labbra ad esibizione del proprio ingegno, piuttosto che praticarli per la coltivazione di sé, nella pace. Considerano come un assioma il detto di Neottolemo: non filosofare per niente, oppure prendere queste cose come poche, semplici favole per divertirsi».

6 Letteralmente quali cose esploratissime. Non è tradotto da Garin-Tognon, 31: indagare di continuo.

7 sapere (Garin-Tognon, 31). Traduco così studium sapientiae, nel lat. umanistico di Pico (con alle spalle una lunga tradizione classica e patristica) calco del gr..

8 Cfr. Pico, Lettera ad Andrea Corneo cit.: «Sarebbe dunque illiberale, o nient'affatto conveniente a un uomo nobile perseguire la sapienza gratis? Chi potrebbe sentire o sopportare cose del genere senza arrabbiarsi? Chi ha fatto filosofia in modo tale da poter o volere non farne, non ha fatto mai filosofia. Costui ha fatto commercio, non filosofia».

9 Letteralmente sì che è possibile, o sì che possiamo (Garin-Tognon, 31).

10 Si noti l'uso attivo di accepta.

11 Letteralmente cassetta (scatola): ma cfr. anche forziere (Garin-Tognon, 31) e scrignetto (Bruno Cicognani Il «De hominis dignitate»;, in Le prose, Firenze, Vallecchi, 1963, p. 91).

12 proprio con tali parole (Garin-Tognon, 31).

13 alla pace della ricerca (Garin-Tognon, 31); all'ozio della contemplazione (Cicognani 1963, p. 91). La traduzione che propongo si giustifica meglio alla luce del confronto con un passo della lettera a Corneo (più volte citata), in cui Pico dichiara la sua posizione sul tema del rapporto fra vita attiva e vita contemplativa: «Ma dirai: io voglio che tu abbracci Marta senza abbandonare nel frattempo Maria. Questo punto di vista non lo rifiuto, e non condanno o accuso chi lo segue. Ma è molto diverso l'affermare che non è un errore passare dalla vita contemplativa a quella civile, dal considerare il non passare dalla prima alla seconda come una forma di pigrizia o addirittura una colpa o un delitto».

14 a badare sempre, non al male che dicono di me (Garin-Tognon, 33).

15 questa discussione (Garin-Tognon, 33).

16 Letteralmente abbaiatori. Oblatrator: «la voce («denigratore") è solo in Sidon. Epist. I, 3, 2 e IV, 22, 6». [Bausi 1996, 136]

17 Cfr. la traduzione di Garin, le azioni buone e sante hanno di solito critici se non più, certo non meno numerosi di quelle inique e viziose (Garin, 1942, 133), e la revisione di Tognon, Contro le azioni buone e sane [sic] son soliti abbaiare se non più, certo non meno numerosi cani che contro le azioni inique e viziose (Garin-Tognon, 33).

18 ventiquattro anni (Garin-Tognon, 33).

19 per suo insegnamento (Garin-Tognon, 33).

20 Letteralmente di denigrare e di sfidare.

21 dalle nostre anime (Garin-Tognon, 33).

22 forze (Garin-Tognon, 35).

23 palestra dello spirito (Garin-Tognon, 35).

24 Il termine barzel ricorre per 76 volte nell'Antico Testamento e compare per la prima volta in Gen 4, 22: tutte le occorrenze si riferiscono - letteralmente o metaforicamente - al significato di ferro. L'aspetto metaforico - quello che interessa qui - contempla la descrizione della forza fisica, della durezza o della difficoltà o, infine, della recalcitranza o recidivia. L'azione di affilare il ferro con il ferro sta a simboleggiare il modo in cui l'uomo saggio tempra la presenza di spirito di un altra persona, in modo tale che, poi, la sua capacità di reazione risulti tagliente come un rasoio. V. ad esempio Prov. 27, 17: «Ferrum ferro exacuitur, / Et homo exacuit faciem amici sui» («Il ferro si aguzza col ferro / e l'uomo aguzza l'ingegno del suo compagno»). Cfr. Cicognani 1963, 119: «Nel Talmùd i sapienti sono assimilati al ferro che si tempera e si affila battendo un pezzo contro l'altro. Vedi Talmùd babilonese. Trattato Tá 'anith, pag. 7 a. «Osserva Rab Hammah: che significa il testo del Prov. XXVII, 17: «ferro con ferro insieme?» Come avviene fra gli strumenti di ferro, che l'uno affila l'altro, così è di due sapienti che si aguzzano l'uno con l'altro».

25 oppido quam non è tradotto da Garin-Tognon, 35.

26 «Triquetrus aspectus (che designa l'angolo di 120� formato dalla posizione dei due pianeti in questione) è [...] termine tecnico dell'astrologia: cfr. Plinio, Nat. II, 77» [Bausi 1996, 132]. Cfr. Carena 1994, 75: «Triquetrus, detto di un corpo celeste distante da un altro di un terzo dello zodiaco, ossia che forma con quello un lato di un triangolo equilatero nello zodiaco». V. anche Cicognani 1963, 119: «L'aspetto astrologico di cui si parla è detto «in trigono» vale a dire che le due visuali fanno un angolo di 120�: aspetto dei più favorevoli; e il filosofo auspicato avrà in sommo grado la congiunzione dell'intelligenza ermetica (Mercurio) con la potenza bellicosa di Marte (REGHINI)».

27 Letteralmente desiderano ... che Marte guardi in faccia Mercurio da un orizzonte trino. Ma cfr. Garin-Tognon, 35: richiedono che ... Marte guardi con triangolare aspetto Mercurio.

28 quas incidi angustias. Si noti «l'uso transitivo di incidere col semplice accusativo», che è attestato in poesia (cfr. Lucrezio, IV, 568), nel latino post-classico (Solino, Tacito, ma soprattutto Apuleio, con quattro esempi nelle Metamorfosi) e negli autori cristiani. [Bausi 1996, 140]

29 Letteralmente a quale posto sia stato assegnato. Sembra implicita la sfumatura medio-passiva che si accoglie qui, come anche nella traduzione libera di Garin-Tognon, 35: in che posizione mi trovo.

30 non posso promettere di me senza biasimo (Garin-Tognon, 35).

31 Cfr. Giobbe, 32, 8. La Vulgata recita in realtà che lo spirito è presente negli uomini. Cfr. Chaim Wirszubski, 1969, 171-179 e 1989, 29 e sgg. sulla peculiarità dell'interpretazione del libro di Giobbe da parte di Pico e, di conseguenza, della traduzione da lui proposta. Pico fu influenzato fortemente dalla lettura dei testi della Cabbala, della mistica e della filosofia ebraiche. In particolare, per il passo che interessa qui, fu importante la mediazione del Commento al Pentateuco di Menahem da Recanati, (personaggio ricordato col nome di Menachem rekanatensis vel de Recineto): Pico lesse infatti la traduzione che di quel commento aveva fatto, non sempre in modo appropriato, Flavio Mitridate. Anche il Commento al libro di Giobbe di Gersonide era stato tradotto dal Mitridate, e fu conosciuto da Pico in un primo tempo proprio in quella versione.

32 Letteralmente avrò detto.

33 In Garin-Tognon, 35, non è tradotto forte.

34 Garin-Tognon, 35.

35 La costruzione peculiare quod è di matrice classica ed è «attestata, ad esempio, in Plinio il Vecchio (Nat. XVII, 129)». [Bausi 1996, 140]